Distrutte porte e finestre, danneggiati i computer, picchiati i membri della setta. Le forze dell’ordine hanno circondato l’edificio e danno la caccia ai monaci nascosti nelle vicinanze. Da mesi il tempio è nel mirino del governo, che intende riprendere il controllo dell’edificio e dell’area circostante.
Da Lat (AsiaNews) – Centinaia di poliziotti e milizie governative hanno attaccato un monastero buddista di Bat Nha, nella provincia di Lam Dong, negli altipiani centrali del Vietnam. L’assalto, iniziato alle 9 del mattino del 27 settembre, è durato tutto il giorno. Distrutte porte e finestre per dare la caccia a monaci e suore che cercavano riparo nei dormitori; computer e altri oggetti danneggiati con acqua.
Al termine del raid, la polizia ha caricato 150 monaci e 230 monache su bus governativi per allontanarli dal luogo di culto, ordinando loro di tornare nei luoghi d’origine. Essi sono discepoli di Thich Nhat Hanh, monaco buddista fuggito in esilio 40 anni fa, e rientrato nel 2005 su invito del governo. Al tempo il suo rientro è stata; una mossa di Hanoi volta a mostrare una libertà religiosa di facciata, per entrare fra i Paesi membri del Wto (l’Organizzazione mondiale del commercio).
“Ci hanno picchiato in modo brutale, ci hanno insultato” racconta a Radio Free Asia (Rfa) il monaco buddista Thch Phap Tu, che aggiunge: “Hanno fatto a pezzi i nostri vestiti, per umiliarci, sfasciando qualsiasi cosa fosse alla loro portata”. In un primo momento i monaci hanno cercato di ignorare l’assalto, riunendosi “tutti insieme in preghiera. Ma loro ci hanno preso a calci – continua – e trascinato a forza uno per uno nel cortile. Ci hanno lasciato all’aperto, a sfidare la pioggia gelida che scendeva”.
Le forze dell’ordine hanno sequestrato il monastero di Bat Nha, minacciando dure risposte contro quanti cerchino di rientrare nel luogo di culto. Ieri membri della polizia religiosa della provincia di Lam Nam continuavano le battute di caccia per scovare membri del tempio, nascosti nelle vicinanze dell’edificio.
Secondo esperti, il cambiamento di politica del governo è motivato dal desiderio di sequestrare i terreni del monastero. Per diversi mesi forze governative hanno cercato di cacciare i monaci dalla padoga, incontrando una fiera resistenza; tre mesi fa vi è stato un primo assalto, al quale è seguito il taglio dell’energia elettrica e dell’acqua potabile lo scorso 2 settembre scorso.
Da Lat (AsiaNews) – Centinaia di poliziotti e milizie governative hanno attaccato un monastero buddista di Bat Nha, nella provincia di Lam Dong, negli altipiani centrali del Vietnam. L’assalto, iniziato alle 9 del mattino del 27 settembre, è durato tutto il giorno. Distrutte porte e finestre per dare la caccia a monaci e suore che cercavano riparo nei dormitori; computer e altri oggetti danneggiati con acqua.
Al termine del raid, la polizia ha caricato 150 monaci e 230 monache su bus governativi per allontanarli dal luogo di culto, ordinando loro di tornare nei luoghi d’origine. Essi sono discepoli di Thich Nhat Hanh, monaco buddista fuggito in esilio 40 anni fa, e rientrato nel 2005 su invito del governo. Al tempo il suo rientro è stata; una mossa di Hanoi volta a mostrare una libertà religiosa di facciata, per entrare fra i Paesi membri del Wto (l’Organizzazione mondiale del commercio).
“Ci hanno picchiato in modo brutale, ci hanno insultato” racconta a Radio Free Asia (Rfa) il monaco buddista Thch Phap Tu, che aggiunge: “Hanno fatto a pezzi i nostri vestiti, per umiliarci, sfasciando qualsiasi cosa fosse alla loro portata”. In un primo momento i monaci hanno cercato di ignorare l’assalto, riunendosi “tutti insieme in preghiera. Ma loro ci hanno preso a calci – continua – e trascinato a forza uno per uno nel cortile. Ci hanno lasciato all’aperto, a sfidare la pioggia gelida che scendeva”.
Le forze dell’ordine hanno sequestrato il monastero di Bat Nha, minacciando dure risposte contro quanti cerchino di rientrare nel luogo di culto. Ieri membri della polizia religiosa della provincia di Lam Nam continuavano le battute di caccia per scovare membri del tempio, nascosti nelle vicinanze dell’edificio.
Secondo esperti, il cambiamento di politica del governo è motivato dal desiderio di sequestrare i terreni del monastero. Per diversi mesi forze governative hanno cercato di cacciare i monaci dalla padoga, incontrando una fiera resistenza; tre mesi fa vi è stato un primo assalto, al quale è seguito il taglio dell’energia elettrica e dell’acqua potabile lo scorso 2 settembre scorso.